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Marcello Barli e la sua Liguria: da Muzio a Cerrione

2 Ottobre 2020

Venerdì 2 ottobre 2020 è stata inaugurata la mostra con le opere di Marcello Barli.

Figlio di Giovanni e di Paola Savona, Marcello Barli nacque il 31 luglio 1908 ad Ormea. Trascorse la sua infanzia nella casa di campagna che la sua famiglia possedeva a Muzio, frazione di Pieve di Teco, nella Valle Arroscia, realtà ubicata su un percorso di comunicazione importante tra Piemonte e Liguria. Frequentò l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Di carattere alquanto riservato, nel 1927 espose alla Sindacale Regionale di Genova con successo di critica, mentre nell’anno successivo fu invitato all’Esposizione Nazionale di Firenze ove una sua opera venne acquistata dal Comune di Genova. Nel 1935 partecipò alla Quadriennale Romana e nel 1936, unico imperiese, fu alla Biennale di Venezia.

Sulle orme del movimento “Novecento” che intese rivivere la tradizione classica in chiave meditativa, egli produsse opere notevoli. Allievo di Emanuele Rambaldi, Barli fu colui che idealmente ne continuò l’insegnamento. Sposatosi con Elisa Accame il 28 aprile 1937, si trasferì a Genova. Dopo la tragedia della guerra (egli militò come partigiano), tornò ad esporre e con particolare frequenza proprio in questa città. Sono suoi due mosaici nel cimitero di Staglieno. Barli morì il 26 luglio 1983 mentre ancora stava lavorando.

La mostra che si presenta in questo Centro Culturale espone per la maggior parte dipinti ad olio su tavola che raccontano, in molteplici esempi, la campagna ligure, talora selvaggia, sempre accattivante. Non mancano le spiagge. Elementi rivissuti con gli occhi nostalgici del ricordo. Ed il ricordo è delle cose, ma ancora più intenso è delle persone. La casa di Muzio, dalla quale derivano tutte le opere qui esposte, contiene e qui presenta alcuni ritratti degli avi e delle figure importanti della famiglia di Marcello.

Per quest’artista la verità, nel suo rapporto con l’altro da sé, è una verità sofferta. È l’individuo in lotta spesso con se stesso alla ricerca del senso delle cose, delle persone, della vita. Si tratta di una ricerca difficile, troppo spesso ancorata agli ostacoli del presente.

La dimora di Muzio conserva anche opere a cavalletto realizzate da altri artisti e donate al nostro come simbolo di amicizia. Tra queste compare e viene qui esposto il ritratto eseguito da Emanuele Rambaldi ed intitolato “Checchino”. Tale quadro nel 1932 partecipò alla XVIII Esposizione Biennale Internazionale d’arte di Venezia.

Claudia Ghiraldello